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In copertina: mappa storica, 1820, Italia settentrionale e Svizzera.
Going to Italy: Il Grand Tour di Anne Lister e i suoi legami con l’Italia
Il 4 e 5 aprile 2025 si è tenuta ad Halifax la IV edizione del convegno dell'Anne Lister Society. Presente fra i relatori della prima giornata, il team di Anne Lister Italia ha parlato della collocazione di Anne Lister nell'ambito della letteratura relativa al Grand Tour, di alcune delle sue relazioni con l'Italia e dell'importanza della ricerca su di lei anche per riportare in luce dettagli e persone della storia del Bel Paese. Quella che segue è la traduzione integrale dell’intervento del 4 aprile.
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Scritto da Lucia Falzari, Francesca Raia, Irene Trotta
Trascrizione della talk tenutasi al convegno dell'Anne Lister Society (2025)
Tempo di lettura: 30 minuti circa
Questo breve intervento vuole offrire spunti per ulteriori approfondimenti su come collocare la figura di Anne Lister nella ricerca storica, in particolare in relazione all’Italia, ai suoi luoghi e alle sue persone. Esplora come i suoi scritti —si tratti dei diari, dei quaderni di viaggio o delle lettere— possano contribuire a integrare informazioni su eventi e personaggi di un periodo storico ancora ampiamente dibattuto, quando la Penisola Italiana era appena uscita dal dominio napoleonico e si trovava nel limbo pre-unitario. Più ancora, è un esempio di come una ricerca così mirata possa aprire a filoni di studio nuovi e inaspettati.
Tra la fine del XVI e il XIX secolo, molti giovani europei dell’alta borghesia intrapresero il cosiddetto Grand Tour: un’esperienza culturale nel continente come parte della loro formazione. L’Italia era una delle mete principali, grazie al suo ricco patrimonio culturale, artistico e storico. Attrattiva non secondaria era anche la narrativa parallela sulle sue abitudini libertine.
Anne Lister appartiene a un’ondata relativamente tarda di viaggiatori inglesi, dal momento che il picco della loro presenza in Italia si era avuto tra il 1760 e il 1780. Ai tempi di Anne, il percorso del Grand Tour si era già ampliato, spingendosi ancora più a sud (oltre Napoli, fino alla Grecia verso il mito di Ulisse).
Non arrivava comunque troppo tardi: soltanto nel XVIII secolo le donne avevano iniziato a viaggiare e - cosa ancor più importante - a scrivere del loro Grand Tour, in forma di romanzo o memorie.
Anne Lister, però, non scriveva letteratura di viaggio: la stava creando.
Una delle questioni più interessanti e complesse da affrontare, in particolare riguardo ai suoi diari e quaderni di viaggio, è dunque il loro posizionamento all’interno del più ampio panorama letterario delle donne viaggiatrici, in particolare quelle del Grand Tour.
Per molti aspetti, Anne non si discosta significativamente dai viaggiatori uomini suoi contemporanei. Come James Paul Cobbett, che durante il suo viaggio in Italia nel 1828 annotava temperature e prezzi medi della vita quotidiana—seguendo una tradizione consolidata.
Tuttavia, l’approccio di Anne si distingue nel contesto della scrittura diaristica femminile. Senza andare troppo lontano, un confronto esemplare si può fare con il diario di Ann Walker, come anche ben rappresentato dal gruppo di ricerca In Search of Ann Walker nel loro sito.
Molte donne avevano scritto dei propri viaggi, e Anne Lister conosceva diverse delle loro opere, anche non legate al viaggio - come quelle di Mary Shelley o Madame de Staël - che avevano scritto romanzi e resoconti dei luoghi visitati.
Le donne che hanno scritto dei propri viaggi in Italia, o che hanno raccontato l'Italia nella letteratura.
Tuttavia, un ottimo parallelo può essere rappresentato da Mariana Starke, che Anne aveva letto e i cui scritti conosceva bene. Gli appunti di viaggio di Anne somigliano molto allo stile della Starke. Nel marzo 1827, mentre si trovava a Parigi per prepararsi al viaggio in Italia con Maria Barlow, Anne acquistò l’edizione 1820 di Information and directions for travellers on the Continent. Ancora anni dopo, nel dicembre 1832, la menzionava in una lettera a Vere Hobart, la quale però la metteva in guardia: “ho sentito dire che [la Starke] è volgare e poco accurata storicamente e cronologicamente”.
Un altro pilastro in questo panorama letterario è Lady Sydney Morgan che, con il suo libro "Italy", pubblicato nel 1821, fu una presenza politica controversa e senza precedenti, soprattutto in quanto donna dichiaratamente giacobina e anti-austriaca. Anne Lister sperimentò in prima persona l’effetto della penna di Lady Morgan quando, durante la sua visita al convento di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, il Priore chiese di non scrivere nulla di quanto stava loro dicendo, poiché aveva già avuto abbastanza problemi a causa di quello che aveva raccontato Lady Morgan.
Un’altra figura importante fu Mary Berry, che Lister non aveva letto (come affermò nel 1831, quando Lady Stuart glielo chiese), ma con cui aveva molte affinità: anche Berry era nata nello Yorkshire, nel 1763. Da giovane aveva vissuto alcuni anni in Francia ed in Italia e –grazie a quanto ci racconta il suo amico Horace Walpole– aveva un carattere molto determinato, sapeva il Latino e parlava un buon francese. Inoltre, per lei viaggiare era lo scopo più alto della vita e –proprio come Anne Lister– era estremamente consapevole ed esplicita sui benefici del viaggiare all’estero.
Già da questi esempi, scelti in quanto trovano riscontro diretto nei diari, si evince come Anne Lister –pur non avendo mai pubblicato nulla in vita– si inserisca perfettamente nel quadro generale della letteratura del Grand Tour.
È importante considerare che il Grand Tour di Anne Lister fu relativamente atipico e incompleto rispetto agli standard del tempo, verosimilmente perché intendeva completarlo in un secondo momento.
A seguito del Congresso di Vienna, l’Italia era divisa in più regni. Durante questo suo viaggio di 40 giorni, Anne Lister visitò il Regno Lombardo-Veneto (al tempo sotto il dominio austriaco) e il Regno di Sardegna, che era sotto i Savoia.
Accompagnata da Catherine Maria Barlow e da sua figlia Jane Barlow, Anne Lister entrò in Italia il 12 luglio 1827 attraverso il Passo dello Spluga, visitando città come Bolzano (allora parte della Confederazione Germanica), Venezia, Milano e numerosi altri centri più o meno noti.
Un po’ come noi oggi possiamo seguire i suoi passi in Italia, si mise sulle tracce degli autori e letterati che apprezzava. Scelse infatti le mete anche per il loro significato letterario, oltre che per quello storico e le particolarità architettoniche (come il Duomo di Milano o l’Arena di Verona).
Amava la letteratura italiana e latina e questo, per esempio, la portò a visitare Arquà Petrarca e Mantova.
Arquà prende il nome da Francesco Petrarca, poeta del primo Rinascimento ben noto ad Anne: qualche anno dopo, il 31 maggio 1832, conversando con Mrs. Henrietta Milne (una delle sorelle di Mariana Lawton) arriverà a dire “eravamo come Petrarca e Laura”, paragonando così Mariana alla musa di Petrarca, Laura, del conflitto tra il desiderio carnale e l’aspirazione alla virtù. Anne Lister si era resa conto di aver idealizzato l’amata, proprio come aveva fatto il poeta e, forse, fu anche questo che la mosse fino a lì ad omaggiarne anche il sepolcro nella piazza del paese.
Le città toccate da Anne Lister nel suo Grand Tour del 1827.
A Mantova, invece, sostò durante il viaggio verso Milano, intenta ad esplorare i luoghi legati a Virgilio, che qui aveva ricevuto la sua formazione. Lister rimase ammirata dalle chiese e dalle dimore dei Gonzaga, riccamente adornate dalle opere di Giulio Romano, di cui apprezzò particolarmente “La caduta dei giganti” affrescata a Palazzo Te.
Al di là delle ispirazioni letterarie, però, Anne Lister era anche molto attratta dall’architettura di Andrea Palladio, e nel suo viaggio ne fece oggetto di continue osservazioni (talora annotando anche attribuzioni errate). Questo interesse non dovrebbe stupire, anche perché lo stile palladiano era stato introdotto in Inghilterra da Inigo Jones, l’architetto che fra il XVII ed il XVIII secolo introdusse in Inghilterra l’architettura classica e rinascimentale, diventando il principale artefice dell’aspetto proprio di quella Londra dei circoli sociali benestanti che Anne Lister ben conosceva e frequentava.
Dopo aver lasciato l’Italia a metà agosto alla volta della Svizzera, Anne Lister vi tornò nel settembre dello stesso anno, per un breve tratto nel Regno di Sardegna, quando, attraversando il Ghiacciaio del Gries, visitò le Cascate del Toce e il Lago Morasco.
Le osservazioni di Anne Lister su cibo, usi, tradizioni e luoghi italiani sono ancora oggi fondamentali per farsi un’idea dell’Italia nell’immaginario culturale europeo del XIX secolo. D’altro canto, le impressioni e la narrazione degli stranieri propagavano l’immagine dell’Italia al tempo, definendo – o confermando – le tante ragioni per cui si partiva alla volta di un itinerario che poteva anche rivelarsi pericoloso. Questi resoconti, benché talora influenzati da stereotipi, sono testimonianze preziose ancora oggi, poiché offrono una prospettiva su come fosse percepita l’Italia nel XIX secolo ed il relativo impatto culturale su chi viaggiava.
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Trascrivendo diari e lettere di Anne Lister, abbiamo scoperto che i suoi legami con l’Italia andavano ben oltre i viaggi, includendo anche la conoscenza con donne italiane le cui tracce, nei documenti pubblici, sono relativamente scarse e non semplici da trovare.
Una di queste fu la Contessa de Bourke, vedova del diplomatico danese Edmund de Bourke. Era una figura di spicco dell’alta società parigina quando Anne Lister ebbe modo di farne la conoscenza presso la sua abitazione, ben conscia dei circoli sociali, culturali e politici che vi gravitavano attorno. Nata a Siena nel 1764, Maria Assunta Leonida Butini –poi Bourke– fu viaggiatrice, collezionista, appassionata d’opera, imprenditrice e filantropa. Anne Lister la incontrò per la prima volta nell’aprile 1830, descrivendola come “una donna anziana dai modi cortesi”. Nonostante il rapporto tra loro non sia sempre stato costante, Anne ne teneva sempre in gran conto i consigli e l’apprezzamento fra le due donne era reciproco, come ribadiva la contessa stessa “Non ho altra consolazione al mondo che rendermi utile ai miei buoni amici.”. Anche partendo per quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio, Anne Lister pensò a lei, chiedendo che le sue lettere destinate a Copenhagen, “all’attenzione dei miei banchieri in loco” (4 luglio 1839). Benché vissuta per tanti anni all’estero, la contessa era rimasta profondamente legata alla sua terra e alle donne senesi e, nel suo testamento stilato prima del 1845, lasciò disposizioni ed una cospicua somma per la creazione di un’opera per assistere le donne bisognose della sua città natale. Il Pio Asilo Butini Bourke vide la luce nel 1853 proprio nel cuore di Siena, e a tutt’oggi continua a mantenere la sua natura di ente assistenziale.
Un altro importante legame con l’Italia fu quello con la Contessa Sophy Confalonieri, nei diari di Anne Lister indicata come Miss O’Ferrall, una giovane ben istruita e cosmopolita che viaggiò con Anne da Parigi a Copenhagen nel 1833. In realtà si erano già incontrate due anni prima, quando la giovane e sua zia (la contessa de Bourke, appunto) la erano andata a trovare nel suo appartamento di Parigi. Anne l’aveva notata –come del resto la società francese, che non faceva mai mancare alla giovane inviti a feste e ricevimenti– e la descrisse come “una ragazza molto carina, che parla inglese, francese, italiano e tedesco oltre al danese, sua lingua madre, ed è solitamente ben aggiornata” (da una lettera alla zia Anne Lister del 1 agosto 1833). Nell’abitazione parigina della zia, Sophie incontrò il conte Federico Confalonieri, patriota italiano che aveva avuto un ruolo fondamentale nella ribellione di Milano contro gli Austriaci, e ne divenne la seconda moglie nel 1841. Insieme viaggiarono molto in Italia, Egitto, Francia e Danimarca. Sophie non solo assistette all’unificazione dell’Italia, ma partecipò attivamente alla raccolta fondi per la bandiera italiana e contribuì alla creazione di un ospedale militare a Milano. Morì nel 1868 a Blevio, sul lago di Como, dove si era stabilita. Il re Vittorio Emanuele II di Savoia, al corrente delle sue difficoltà economiche, ne pagò il funerale in segno di riconoscenza al nome dei Confalonieri, che avevano creduto fermamente alla causa unitaria.
Durante la nostra ricerca, abbiamo poi scoperto molte altre conoscenze italiane di Lister, menzionate nei suoi diari, lettere e nei giornali dell’epoca.
Questi legami italiani sono solo un esempio di come i diari di Anne Lister aprano a una ricerca “frattale”, con sviluppi spesso imprevedibili che ci hanno portato anche ben oltre l’Italia.
Il 16 settembre 2021, abbiamo fatto una scoperta straordinaria. Presso l’Archivio di Stato della Danimarca, studiando la corrispondenza della famiglia De Bourke, abbiamo trovato menzione di Anne in una lettera del fratello di Sophie O’Ferrall, Edward O’Ferrall, futuro conte De Bourke, allora ventiduenne (era nato nel 1811). Anne Lister stessa l’aveva descritto come “un giovane uomo svelto e intelligente” in seguito a un loro incontro nel 1831, che viveva a Parigi presso l’abitazione della zia –la contessa de Bourke– dove la stessa Sophie risiedeva prima di essere rispedita dall’anziana donna a Copenhagen nel 1833.
La lettera è datata 27 settembre 1833, quando la carrozza di Anne e Sophie aveva ormai già raggiunto Copenhagen. Edward scriveva “Sophy deve essere ormai a Copenaghen – la sua ultima lettera era da Amburgo.” Dal che si desume che la sorella mandava aggiornamenti regolari.
La pagina della lettera in cui Edward O'Ferrall fa menzione di "Miss Lister". Image courtesy of Rigsarkivet. Foto di Lucia Falzari.
La prima volta che menziona Anne Lister nella sua lettera, Edward ne traccia una breve ma efficace descrizione:
“Miss Lister è davvero un fenomeno – una delle curiosità del nostro tempo – i nostri pronipoti potranno sicuramente esaminarla dettagliatamente in qualche museo.”
Non approfondiremo in questa sede quanto fosse letterale o meno il commento di Edward, dal momento che il contenuto di quella lettera merita un più ampio. Resta però una chiara prova di quanto Anne Lister fosse straordinaria agli occhi dei suoi contemporanei, e della fortuna che abbiamo noi oggi, che la possiamo studiare attraverso i suoi scritti, anziché “esaminarla” in un museo.
In conclusione, grazie ai suoi resoconti italiani e ai legami che vi ha intrecciato, è possibile non solo recuperare figure femminili rilevanti per la storia locale e nazionale, ma anche scoprire documenti storici inediti che ampliano e contestualizzano la figura stessa di Anne Lister nel XIX secolo.
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